Numero 03/2024

15 Gennaio 2024

Mucche allevate con quattro litri di birra al giorno

Mucche allevate con quattro litri di birra al giorno

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Ha fatto molto parlare la stramba idea di un allevatore di nome Hugues Derzelle, della città belga di Chimay. L’uomo ha deciso di dare alle sue mucche quattro litri di birra al giorno. Ma perché? Pare che la bevanda aiuterebbe le mucche a stare meglio, migliorandone inoltre il sapore della carne.

L’idea sarebbe venuta all’uomo dopo aver letto che i manzi di Kobe in Giappone vengono massaggiati, ascoltano musica rilassante e… bevono birra! La birra servita da Hugues ogni giorno come bevanda ai suoi bovini è una locale Sara de Silenrieux. Secondo Derzelle essa non sarebbe nociva per la salute degli animali. Quattro litri possono sembrare molti, ma considerando che una mucca adulta pesa circa 700 chilogrammi, la quantità non è per nulla eccessiva.

L’allevatore ha poi spiegato che i batteri presenti nel rumine andrebbero a digerire subito l’alcol, il quale raggiungerebbe il sangue solo in una quantità minima. Insomma, per il momento niente mucche ubriache!

Mucche Wagyu Kobe: tradizione dal Giappone
La carne di tipo Wagyu Kobe, in commercio anche in Italia, proviene da allevamenti del Bolognese. Succulenta e morbida, la Wagyu Kobe in versione italiana nasce da un progetto della facoltà di Veterinaria di Bologna. Essa è prodotta dalla Lem Carni, un’azienda di Toscanella di Dozza, che da anni gestisce la stalla accademica di Veterinaria.

Nel solco di una tradizione lunga di secoli, in Giappone la carne Wagyu viene ottenuta con un’alimentazione precisa e controllata. Ma soprattutto con una razione quotidiana di birra! Inoltre i bovini vengono massaggiati a mano con un guanto di crine, così che il grasso possa distribuirsi all’interno del muscolo invece che restare in superficie. Si ottiene così un prodotto di alta qualità, con pochi grassi saturi e molti polinsaturi. Questi ultimi, infatti, secondo i nutrizionisti non concorrerebbero all’aumento del colesterolo.

Il prodotto giapponese, importato anche in Italia, ha costi proibitivi e può arrivare anche a raggiungere i 1000 euro al chilo. Anche la carne tipo Kobe di Toscanella di Dozza è cara, circa il triplo della chianina, ma comunque accessibile seppur a un mercato di nicchia.

 

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