21 Gennaio 2016

Cosa rende speciale il luppolo?

Cosa rende speciale il luppolo?

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Agli albori la birra veniva prodotta senza l’ausilio di luppolo ed il malto d’orzo rappresentava dunque l’ingrediente fondamentale. Con gli anni la decisione di aggiungere luppolo è nata dall’esigenza di contrastare la dolcezza fornita dagli zuccheri, seppur non molti, presenti nella birra. L’aggiunta del luppolo è dunque diventata una pratica comune, ma in che modo contribuisce a caratterizzare organoletticamente – e non solo – birra?

Il luppolo è una pianta appartenente alla famiglia delle Cannabaceae, la quale raggiunge 7 metri di altezza e presenta un fiore particolarmente ricco di α-acidi (alfa acidi). Tali acidi non risultano essere amari secondo studi forniti da panel test, ma quando sottoposti ad alte temperature diventano iso-α-acidi, i quali sono composti particolarmente amari. La soglia di percepibilità degli iso-α-acidi è molto bassa; una concentrazione di una parte su un milione, infatti, risulta essere già percepita.

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cono-luppolo

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Nel caso della birra la reazione chimica che trasforma gli α-acidi in iso-α-acidi avviene durante la cottura del mosto. Importanti parametri della brassatura, come tempo/temperatura,  hanno una influenza fondamentale sulla conversione degli acidi in iso-acidi. Tale reazione chimica non è comunque mai completa, ma avviene solo a circa il 30%. In onore al più grande festival al mondo rivolto alla birra, la reazione chimica che avviene durante la trasformazione è stata battezzata Oktoberfest.

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acidi luppolo

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Prima dell’avvento della pastorizzazione, l’aggiunta di luppolo rappresentava un importante modo per conservare a lungo la birra. Questa speciale caratteristica del luppolo è data proprio dagli α-acidi, che forniscono una forte attività antimicrobica, prevenendo possibili contaminazioni e conseguenti alterazioni della birra. La famosa IPA (Indian pale ale) nasceva, infatti, dall’esigenza di preservare a lungo la bevanda durante il trasporto dall’Europa al continente Asiatico. A tale birra venivano, infatti, aggiunti molteplici luppoli diversi ed in quantità maggiore agli standard. Attualmente la shelf-life della birra non si basa più prevalentemente sull’aggiunta di luppoli, ma la IPA rimane un famoso stile birrario, chiaramente apprezzato per la caratteristica nota luppolata che la caratterizza.

 

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Vincenzo Calabrese
Info autore

Vincenzo Calabrese

Nato a Salerno nel 1991, attualmente residente nei Paesi Bassi dove sono impiegato nello svolgimento del Master degree in Food technology presso la Wageningen University con una specializzazione rivolta alla chimica e chimica-fisica degli alimenti.

Durante il conseguimento della laurea triennale in Tecnologie alimentari presso l’Università di Napoli Federico Secondo, un forte interesse rivolto ai processi di birrificazione e distillazione cominciava a nascere in me. Iniziai dunque cimentandomi nella preparazione di distillati e birre con lo scopo di apportare innovazione e migliorie. Attualmente, la mia vita da studente fuori sede non mi concede più la disponibilità ed il tempo necessario a coltivare attivamente questa passione. Nel frattempo, però, degustazioni e visite presso birrifici limitrofi (olandesi e belgi) non mancano.

Spero di contribuire tramite le pagine di giornaledellabirra.it alla divulgazione della cultura della birra in modo chiaro e semplice, ma pur sempre con rigore scientifico.