Numero 07/2018

12 Febbraio 2018

Ognuna il suo stile: le yankee’s beer

Ognuna il suo stile: le yankee’s beer

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Tra gli stili moderni di birra sicuramente non si può non annoverare il paese degli “yankee”.

Già nel 1587, nell’attuale Virginia, i primi coloni inglesi avevano cominciato a farsi la birra in casa a base di mais, pratica, questa, che caratterizzerà la vita di ogni famiglia di coloni, e che diventerà la passione anche di alcuni famosi personaggi che hanno fatto la storia dell’ America: George Washington e Thomas Jefferson erano infatti homebrewers.

 

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Tutto ebbe inizio con una traversata atlantica sulla Mayflower. I Padri fondatori in fuga dalle persecuzioni europee, nel 1620 all’approdo a Plymouth Rock erano così assetati che uno dei primi edifici che costruirono fu un birrificio.

Nel 1800 il suo consumo non decollò in quanto superalcolici, liquori a buon prezzo erano accessibili alle tasche di molti. Si pensi che rhum e whiskey la facevano da padroni.

Questa bevanda continuò ad esistere grazie ai coloni Olandesi e Tedeschi che fondarono numerosi birrifici dove si erano stanziati.  Lager scure a bassa gradazione erano il loro forte.

Nel giro di venti anni la loro birra divenne la bevanda più diffusa in America. La ricetta originale venne “addolcita” per accontentare i bevitori del Nuovo Mondo che non apprezzavano molto il gusto amaro.

Fu modificata aggiungendo orzo, mais o riso.

Quindi sul finire del XVIII secolo i gusti della massa seguirono la moda e dallo scuro si passò quindi al chiaro delle Pilsner che meglio si prestavano ad alleviare la sete, combattendo la calura della maggior parte degli Stati Uniti.

Con il Proibizionismo venne sferrato un duro colpo alla produzione di birra e alcolici. Nacque un mercato di secondo livello in cui abbondavano prodotti scadenti.

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Dopo il 1933 a rilento le aziende produttrici cercarono di risollevarsi, confrontandosi con colossi come Coca Cola e Pespi che avevano attirato l’interesse di molti consumatori.

La birra in America divenne sempre più una versione poco alcolica delle Soda, diventando sempre più leggera e povera di gusto a causa delle aggiunte di riso e mais. Il consumo della birra venne definitivamente associato alla casa, al tempo libero e allo sport, spostando parte dell’attenzione sul pubblico femminile.

Nel 1935 la Kruger Brewing Company presentò la prima birra in lattina riscuotendo molto successo tra le donne responsabili degli acquisti domestici. La trovarono molto comoda, poichè era facilmente raffreddabile, pesava poco e occupava meno spazio delle bottiglie.

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Fra il 1950 e il 1960 le industrie di birra, nel tentativo di ampliare la quantità di consumatori, lanciarono birre sempre più economiche e di bassa qualità, che contenevano il minimo consentito di malto (50%). Nel 1970 la corsa per produrre birre sempre più economiche portò alla creazione di birre non marchiate, che in etichetta riportavano solo la scritta “BIRRA”. Nel tentativo di fare birre a basso costo il gusto della birra peggiorò di pari passo con il ribasso del prezzo, e per rendere il gusto accettabile vennero usati moltissimi additivi.

A dispetto del limitare l’utilizzo di sostanze poco sane per insaporire e mantenere la schiuma, la corsa al ribasso del prezzo non era finita.  In varie maniere i produttori cercarono di abbassare ancora i costi pensando ad una produzione in serie e massiva. Ma l’idea non andò a buon fine.

Il mercato americano trovò un po’ di pace con l’arrivo delle birre Light. Nel 1975 Miller (ri)lanciò il marchio Lite, pensato per il gentil sesso, e lo orientò, plasmandolo verso un pubblico maschile.  Un successo!

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Presi dalla euforia nel 1993 uscì la  Miller Clear. Talmente chiara da sembrare acqua e dal gusto molto blando. Il fallimento fu una cosa scontata e naturale.

Nel tempo semplici produttori locali e regionali cominciano a brassare, all’inizio solo localmente. Mossi dai loro gusti e dai loro desideri piuttosto che da visioni di business.

Impararono a ri-fare quei titpi di birra che non si potevano più acquistare perché usciti fuori dal mercato fuori produzione, ma dei quali avevano sentito parlare con orgoglio da persone più anziane di loro.

A distanza di anni la birra chiara è ancora la più prodotta e bevuta in America.­­­­

 

La più venduta in America è la Michelob  quasi sconosciuta in Italia. Una lager dal gusto marcato, schiuma con scarsa persistenza ma aderente, un colore dorato chiaro e una gradazione 5%.

 

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La Michelob è la sorella migliore della Budweiser, da cui eredita una miscela di cereali più scarsa in riso e più ricca in orzo, con un conseguente aumento della rotondità del gusto ed una predominante amara di luppolo lievemente più marcata. Ciò avviene anche grazie ad una stagionatura più prolungata. Esiste anche una Michelob Golden, versione più amabile, e quindi più “beverina”, che preferisce essere servita a temperature più fresche, attorno ai 6°C. Entrambe hanno un basso contenuto alcoolico.

 

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Giovanni Messineo
Info autore

Giovanni Messineo

Giuliano di adozione di origini siciliane (nato a Palermo nel 1972), dal 2009 vivo a Gorizia.
Perito elettrotecnico mancato ho un diploma informatico e prediligo tutto ciò che riguarda la tecnologia a supporto delle attività umane (senza però sostituirle).
Lavoro nel settore della siderurgia da anni occupandomi di Operation e formazione del personale italiano ed estero.
Sono appassionato della nostra bella lingua italiana e credo fermamente in una comunicazione che sia chiara, diretta e concisa per evitare dubbi e/o incomprensioni.
Mi piace affrontare nuove sfide cercando i miei limiti. Mi dedico con passione, sempre da autodidatta alla musica (suono l’armonica a bocca e la batteria), “fai da te” in generale. Incido il legno con il pirografo dedicandomi alla mtb, corsa e sport vari.
La passione per l’homebrewing nacque per caso nel 2012.
Al mio rientro da una lunga permanenza in Cina, mia sorella e mio cognato per il mio compleanno mi regalarono il primo KIT.
Dopo un paio di anni di pratica, esperimenti, assaggi, degustazioni, mi sono appassionato. Nel ho voluto provare tutte le tecniche fino ad arrivare all’ AG in quanto permette di esprimere di più la mia creatività di Mastro Birraio (da cui il nome MMB).
Da allora progetto, sperimento e realizzo una vasta gamma di prodotti per i quali creo in modo autonomo anche le relative etichette che hanno un filo conduttore con la birra e la sua storia.
Non ho mai smesso perchè lo trovo un passatempo che rilassa, mi diverte, mi soddisfa e riempie la casa di ottime fragranze.
Inoltre amici e parenti apprezzano. Le loro critiche mi danno modo di migliorare sempre.
Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma…(in birra)