Numero 02/2019

11 Gennaio 2019

Gestione del Luppoleto: i sistemi di palificazione

Gestione del Luppoleto: i sistemi di palificazione

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Uno degli aspetti più critici e costosi che limita la diffusione dei luppoleti nelle aree di coltivazione non tradizionale e specializzata è la difficoltà di realizzare sistemi di palificazione ed orditura idonei a sostenere lo sviluppo della pianta. Infatti, oltre ai costi dei materiali, incidono negativamente la difficoltà di reperire gli stessi, nonché l’oggettiva difficoltà nella messa in opera dei pali e dei fili.

Ovvio ricordare che prima dell’impianto è necessario procedere alla distribuzione dei fertilizzanti e ad una adeguata preparazione del terreno mediante aratura (25 cm) o ripuntatura ed un successivo affinamento del terreno attraverso un’erpicatura.

 

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L’impianto viene realizzato mediante la sistemazione dei pali di sostegno, in genere di legno anche se spesso  sostituiti da pali di cemento o d’acciaio che garantiscono un maggiore durata. L’altezza media degli stessi può essere molto variabile ed in genere arriva a 6 metri per gli impianti che prevedono 4,5 metri di altezza fuori suolo e fino a 9-10 per gli impianti con 7-8 metri di palo epigeo. L’altezza e la distanza fra i pali varia a secondo del tipo di impianto che si vuole realizzare, tenendo conto dell’altezza massima dei filari e della vigoria della varietà. Una considerazione di base comunque è che più la pianta riesce a svilupparsi in altezza, più è probabile che fornisca produzioni elevate, dando sfogo alla intensa vigoria. Per contro aumentano esponenzialmente le difficoltà di meccanizzazione ed attività sulla vegetazione, soprattutto in contesti di agricoltura non specializzata dedicata al luppolo, come è attualmente la situazione italiana.

 

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L’altezza della struttura di supporto varia, inoltre, da paese a paese. In Europa continentale è solitamente di 7-8 m, in Inghilterra raramente supera i 5 m essendo soggetta a moti ventosi e negli USA è diffusa un’altezza di 6-7 metri.

Per quanto riguarda i dispositivi di orditura, esistono due sistemi di tensione dei cavi sui pali:

  • Hight tensile: in questo sistema si usano tanti tiranti, elastici obliqui, disposti su tutta la campata. Si ottiene cosi una maggiore forza per mantenere i cavi orizzontali ben tesi, evitando che si incurvino nel centro con i peso della vegetazione. Si installa un secondo cavo orizzontale sul quale legare i tutori, per evitare che il luppolo si arrampichi sui tiranti, crescendo con diverse lunghezze e complicando il processo di raccolta;

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  • Low tensile: questa tecnica richiede una palificazione più fitta con una distanza minore tra le campate e viene usata prevalentemente in luppoleti di dimensioni ridotte per via della sua semplicità. Il cavo d’acciaio è fissato ad un ancora interrata; Il primo palo di testata viene inclinato di 30 ° dalla verticale, in modo da resistere meglio alla tensione. Sulla sommità dei pali possono essere applicati diverse strutture, quali un semplice tondino in cui far scorrere i cavi o sul quale legare i tiranti, oppure dei sostegni a “ T” in modo da ottenere una specie di pergolato costituito da due o tre cavi che consentono una specifica forma di allevamento. I sostegni a “T” permettono di allevare due steli per ogni pianta che sporgono nell’interfila, in modo di ridurre lo spazio sulla fila tra le piante e aumentare la densità d’impianto.

Segue, quindi, il trapianto che si effettua scavando delle buche di 20-25 cm, distanti circa 1.5 metri sulle fila, di profondità sufficiente a coprire i rizomi o le piante facendo attenzione di interrare bene l’apparato radicale e una minima parte dei germogli. Questa operazione viene effettuata disponendo un rizoma di circa 10 cm di lunghezza. La distanza tra le file è compresa tra i 3,0 e 4,2 m a seconda della struttura dell’impianto e serve soprattutto per agevolare il passaggio dei mezzi meccanici.

 

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Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!