Numero 07/2019

15 Febbraio 2019

Gestione del luppoleto: raccolta manuale e meccanizzazione

Gestione del luppoleto: raccolta manuale e meccanizzazione

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Il corretto periodo di raccolta è fondamentale per una buona resa ed una alta qualità della produzione. Il periodo ideale per la raccolta può variare a seconda della varietà, generalmente si colloca tra agosto e settembre quando la luppolina è ben visibile nel cono ed emana un odore caratteristico. La tecnica che viene usata in campo per valutare se il cono è maturo consiste nello sfregare il cono tra le mani; se il cono è maturo, al tatto ha una consistenza cartacea, è asciutto e la luppolina, essendo adesiva, rimane adesa alla mano e rilascia un odore caratteristico. L’obiettivo è quello di riuscire a raccogliere quanti più coni al giusto stadio di maturazione, quando il cono comincia ad essiccarsi e le ghiandole di luppolina cambiando leggermente colore virando in una tonalità giallo-oro carico. Ovviamente, a queste metodologie empiriche è possibile affiancare delle analisi chimiche di laboratorio, previo prelievo di un campione rappresentativo dell’appezzamento.

La raccolta manuale dei singoli coni in luppoleto è considerata una opzione impraticabile, se non per coltivazioni hobbistiche. Molto diffusa è la raccolta manuale delle fronte, a cui segue la separazione dei coni (manuale o meccanizzata) in campo o presso centri di prima lavorazione.

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Viceversa,  macchinari per la raccolta del luppolo offrono velocizzazione di raccolta, permettendo un intervento rapido e soprattutto nel momento ideale di maturazione dei coni. I percorsi di meccanizzazione possono essere di diversa tipologia, secondo il livello di tecnologia ed investimento disponibile, e si configurano dall’agevolazione delle operazioni fino alla raccolta integrale e preparazione completa del luppolo per l’essicazione.

Nel caso di meccanizzazione agevolata mediante impiego di carri raccolta, è consigliabile non superare i 3 metri di altezza di sopraelevazione, soprattutto per ragioni di sicurezza sul lavoro degli operatori; questo metodo implica comunque un monitoraggio continuo del livello di maturazione degli strobili e distacco manuale delle fronde.

 

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Le attrezzature semoventi o trainate, in grado di sfalciare e disporre automaticamente sui carri raccolta le chiome presentano capacitià lavorative fino a 100 volte maggiori della raccolta manuale, ma presentano costi di investimento molto maggiori e minore capacità di selezione del raccolto.

Qualsiasi tecnica adottata, deve comunque garantire l’integrità delle infiorescenze, per cui tutta l’operazione deve essere svolta con la massima cura e delicatezza prevenendo compressioni e intrecciamenti troppo marcati che possono poi rendere complesse le operazioni di movimentazione.

 

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Gli steli recisi devono essere movimentati con ordine e delicatamente, riposti sui sistemi di trasporto, senza applicare alcun carico esterno e senza compiere troppe sovrapposizioni che potrebbero danneggiare per compressione le infiorescenze fresche.

La separazione dei coni può essere effettuata manualmente, per cui il fabbisogno di manodopera è sicuramente molto elevato, come anche la qualità del prodotto ottenibile.

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Esistono a tal fine attrezzature fisse o mobili, che possono essere collocate in campo o presso centri di conferimento, in grado di effettuare meccanicamente il distacco delle infiorescenze, la pulizia e selezione, nonché – per alcuni modelli – anche l’essicazione.

 

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Rispetto alla situazione strutturale della filiera italiana del luppolo, ad oggi manca un sistema di meccanizzazione che renda competitive dal punto di vista economico le produzioni, ma le tecnologie meccanizzate già disponibili sul mercato europeo potrebbero essere validamente introdotte, a fronte di piani di investimento che prevedano un ampliamento delle superfici impiantate a livello di singola azienda  o di distretto.

 

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Il processo di essicazione è volto a ridurre l’umidità dei coni che inizialmente è del 68-80% fino a 11-12%. E’ importante che l’umidità del seme non superi il 20 %. L’essicazione avviene ad una temperatura tra i 40-42 °C. I coni possono essere conservati tal quali o subire diversi trattamenti a seconda dell’impianto di birrificazione (pellets, plugs). E’ fondamentale tenerli sottovuoto, al buio e ad una temperatura prossima ai 4 °C , per evitare processi di ossidazione ed alterazioni della luppolina.

 

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Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!