Numero 45/2019

8 Novembre 2019

Luppoleto: dove impiantarlo?

Luppoleto: dove impiantarlo?

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Dare avvio ad un luppoleto richiede un investimento professionale, economico e personale notevole. In primo luogo è necessario quantificare l’importo complessivo delle spese da sostenere: acquisto o affitto del terreno dove piantare il luppoleto, costo delle piante, reperimento delle infrastrutture (tra cui pali, cavi, ancoraggi e irrigazione). Quindi risultano di fondamentale importanza le fasi di pianificazione, selezione e progettazione, affinché il luppoleto si configuri come un’attività economicamente proficua in grado di assicurare degli utili.

 

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Alcuni dei più importanti fattori che determinano la predisposizione di un terreno alla coltivazione di luppolo sono:

  • latitudine;
  • rigidità dell’inverno;
  • caratteristiche chimiche e fisiche del terreno;
  • riparo dal vento;
  • presenza di acqua.

Per quanto concerne l’analisi del fattore latitudine bisogna considerare che per una produzione proficua il luppolo deve crescere ad una latitudine compresa tra 35° e 55° a nord o a sud dell’Equatore. Allontanandosi da questo range la crescita e la fioritura delle piante risultano particolarmente difficoltose, rendendo il raccolto commercialmente meno pregiato.

 

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Il rigido clima invernale rappresenta un fattore determinante per garantire un’adeguata crescita del luppolo. infatti, la dormienza del luppolo si sviluppa in due fasi, “inizio della dormienza” (onset of dormancy) e “pausa di dormienza” (break of dormancy). All’accorciarsi delle giornate durante la tarda estate e il periodo autunnale, le piante di luppolo attraversano una fase di preparazione, che è caratterizzata da un lato da un graduale appassimento dei getti e delle radici più sottili ed esterne, dall’altro dall’accumulo di sostanze nutritive nelle radici centrali. Questa è la prima fase della dormienza. La pausa di dormienza può risultare insufficiente se non è favorita da un adeguato periodo di freddo invernale, causando una debole ed errata crescita primaverile. Quest’ultima deve essere vigorosa in modo che i fusti crescano sani e forti, allo scopo di ottenere uniformità di fioritura, raccolto e maturità dei coni. La necessità di una pausa invernale di accumulo è largamente accettata dall’industria; tuttavia, i dati relativi alle temperature di soglia e alla quantità minima di freddo richiesto per un’adeguata pausa di dormienza sono difficili da reperire. Negli Stati Uniti le fonti suggeriscono una temperatura di soglia attorno ai 4,5°-6°C per un periodo minimo compreso tra i 30 e i 60 giorni. I fattori genetici determinano alcune variabili quali la risposta delle piante alla luce del sole e il bisogno di freddo invernale. In altri termini, ogni varietà di luppolo cresce e produce in base al proprio genotipo; perciò è buona prassi testare diverse varietà sul proprio terreno in modo da trovare quelle che meglio si adattano alle caratteristiche stagionali e del suolo.

 

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La maggior parte della produzione mondiale di luppolo è sita in terreni pianeggianti o leggermente ondulati. Questo perché l’uniformità e la regolarità del suolo semplificano l’impianto e la manutenzione della piantagione, oltre a ridurre i costi delle operazioni sia in termini economici che di tempo. C’è anche maggiore uniformità nel tipo di suolo: i livelli di profondità e di drenaggio sono simili nei terreni pianeggianti e in quelli collinari. Nella Yakima Valley (USA), a Nelson (NZ), in Tasmania i luppoleti sono situati principalmente in valli pianeggianti e riparate; sono di origine alluvionale e si trovano nella immediata vicinanza di fiumi. Caratteristiche riscontrabili nell’area settentrionale dell’Italia. La regione dell’Hallertau, nel sud della Germania, si presenta leggermente ondulata ed è caratterizzata da un suolo drenante e abbondanti precipitazioni. Il luppolo cresce bene in diversi tipi di terreno da franco sabbioso ad argilloso. Tuttavia un terreno con una tessitura fine, ma porosa, un suolo agrario profondo, con buona disponibilità idrica e senza ristagno, è considerato ottimale. Ne deriva che il terreno debba essere ricco di sostanza organica. Un suolo naturalmente fertile dovrebbe essere preferibile, tuttavia i livelli di nutrienti possono essere potenziati mediante due modalità di concimazione: una di fondo e una fogliare o fertirrigazione durante la stagione di crescita. Un ulteriore elemento da evidenziare riguarda il pH del terreno, poiché può modificare significativamente la capacità della pianta di assorbire i nutrienti. Il pH deve essere compreso tra 5,5 e 7; se risulta inferiore, può causare carenze; se è superiore il terreno è tossico per il luppolo. Conoscendo anticipatamente il pH del terreno è possibile modificarlo, se necessario, anche se questo richiede trattamenti periodici e costosi.

 

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Il luppolo è caratterizzato da una spiccata sensibilità al vento. L’esposizione a forti correnti d’aria può causare danni alle foglie e ai coni, ma soprattutto deteriora i rami secondari e i fusti. Inoltre nel periodo che decorre tra la fioritura e la maturità dei coni l’influenza di venti caldi può avere effetti negativi sulla loro qualità. Pertanto è preferibile scegliere per la collocazione del luppoleto un luogo poco ventoso o riparato. Infatti il luppolo cresce comunemente nelle valli fluviali dove il paesaggio costituisce un riparo naturale. La vicinanza di montagne o colline può garantire protezione. Se il luppoleto è esposto alle correnti d’aria è necessario considerare l’uso di ostacoli, come cinte di alberi o vere e proprie barriere frangi-vento.

Il luppolo ha radici profonde, ma quelle che procurano nutrimento alla pianta si trovano nella parte superiore del suolo. Per avere una buona qualità del raccolto le radici superficiali necessitano di un terreno umido e fresco, ma senza ristagni durante i periodi critici della crescita (sviluppo, fioritura e formazione dei coni). In aree con moderate o basse precipitazioni primaverili ed estive è necessario ricorrere ad un sistema di irrigazione artificiale.

 

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Massimo Prandi
Info autore

Massimo Prandi

Un Albese cresciuto tra i tini di fermentazione di vino, birra e… non solo! Sono enologo e tecnologo alimentare, più per vocazione che per professione. Amo lavorare nelle cantine e nei birrifici, sperimentare nuove possibilità, insegnare (ad oggi sono docente al corso biennale “Mastro birraio” di Torino e docente di area tecnica presso l’IIS Umberto Primo – la celeberrima Scuola Enologica di Alba) e comunicare con passione e rigore scientifico tutto ciò che riguarda il mio lavoro. Grazie ad un po’ di gavetta e qualche delusione nella divulgazione sul web, ma soprattutto alla comune passione e dedizione di tanti amici che amano la birra, ho gettato le basi per far nascere e crescere questo portale. Non posso descrivere quante soddisfazioni mi dona! Ma non solo, sono impegnato nell’avvio di un birrificio agricolo con produzione delle materie prime (cereali e luppoli) e trasformazione completamente a filiera aziendale (maltazione compresa): presto ne sentirete parlare!