Numero 05/2020

30 Gennaio 2020

Luppolo e birra: pericolosi per i cani!

Luppolo e birra: pericolosi per i cani!

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Il luppolo, Humulus lupulus, è una pianta a fiore non molto diffusa come pianta in sé, ma con cui tutti, spesso, veniamo in contatto: è infatti uno degli ingredienti principali della birra, una bevanda molto diffusa nelle nostre case che può cadere o comunque può essere, in parte, bevuta anche da un cane.

Il luppolo è estremamente tossico fino a risultare mortale per i cani, ma le molecole che causano i gravi sintomi che presenta non sono ancora state individuate, e questo rende difficile contrastare l’effetto.

Diversi cani si intossicano con il luppolo, sempre in forma di birra, per un’intossicazione alimentare tra le più frequenti,  anche se purtroppo capirne il comportamento è difficile perché non avendo basi, in medicina umana (nell’uomo questo fenomeno non è assolutamente presente) per poterlo studiare risulta difficile saperne di più.

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Sicuramente, la molecola del luppolo tossica per il cane è presente tanto nella pianta quanto nel prodotto lavorato, cioè nella birra; le lavorazioni per la produzione della bevanda quindi non la modificano, ed è presumibile che si possa ritrovare in tutti i prodotti che contengono birra come ingrediente, che vanno evitati.

L’orzo, nonostante sia uno degli ingredienti base per la birra, non da invece alcun problema, perché è solo un ingrediente, diverso dal luppolo.

Come già detto, la molecola che causa i sintomi è sconosciuta così come è sconosciuto (chiaramente) il meccanismo d’azione con cui agisce. Sono invece noti i sintomi, che essenzialmente sono uno solo, detto ipertermia maligna.

Infatti, una volta che il cane ha ingerito un quantitativo variabile di birra (la dose cambia in base alla presenza di luppolo nella bevanda, che varia in base alla qualità di birra) la sua temperatura corporea inizia ad aumentare, sviluppando così una febbre altissima.

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La febbre sopraggiunge circa due ore dopo l’ingestione della birra, e può arrivare addirittura ai 42 gradi: una temperatura del genere causa la degradazione delle proteine del corpo del cane che va incontro velocemente a problemi cardiaci e respiratori.

La morte sopraggiunge circa sei ore dopo l’ingestione della birra, motivo per cui l’intervento veterinario è necessario immediatamente.

La casistica mostra come alcune razze come Levriero, Labrador, San Bernardo, Dobermann sviluppano l’ipertermia più in fretta rispetto ad altre razze.

L’unica cosa da fare è quella di portare il cane subito dal veterinario. Ci accorgiamo che il cane sta malissimo, e soprattutto che la cute (come quella nasale) è molto più calda e asciutta del normale; i battiti cardiaci sono molto accelerati, e il ritmo respiratorio è anch’esso altissimo.

Prima di uscire di casa, è bene cercare di far abbassare la temperatura corporea, coprendo il cane con un panno sottile (per evitare le ustioni) e poi con il ghiaccio, che abbasserà la temperatura in attesa dell’intervento veterinario.

Il veterinario dovrà essere avvertito telefonicamente così che prepari una sala operatoria in cui mettere il cane per abbassare la temperatura con l’ausilio di ghiaccio, ventilatori e flebo a 37 gradi (la temperatura corporea normale) oltre che medicinali che abbassino la temperatura.

La prognosi è senza dubbio riservata, perché tutto dipende dal fatto che nell’ipertermia si siano degradate irreversibilmente le proteine dei vari organi; se questo non è successo, passata la fase critica il cane si riprende; se è successo purtroppo l’esito potrebbe essere fatale, per problemi renali che sopraggiungeranno dopo qualche giorno. Se non è stata abbassata la temperatura, come già detto, il cane rischia rapidamente la morte.

L’abbassamento repentino della temperatura, tuttavia, è l’unica arma che al momento abbiamo per far fronte a questa intossicazione visto che, non essendo ancora stata individuata la molecola responsabile, non esiste al momento un antidoto a questa intossicazione.

 

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Mario De Luca
Info autore

Mario De Luca

Nato nel lontano 1986, orgogliosamente napoletano, trascorro la mia vita tra libri universitari, birrerie e calcio.
Laureato in Economia aziendale, ora laureando in Economia e commercio, in continuo viaggio tra Roma, Napoli e Castel di Sangro, in provincia dell’Aquila – “Emigrante? No, turista…” come direbbe Troisi -, dove i miei posseggono una birreria, per me croce e delizia.
Utilizzo quotidianamente la scusa dell’appassionato di birre per poter bere…di recente mi sono avvicinato al mondo dell’ homebrewing, non vi dico con quali pietosi risultati!
Scrivo di birra per passione e cercherò di spaziare tra tanti argomenti, sperando di dare un valido contributo ad giornaledellabirra.it, che molto gentilmente mi ha offerto quest’opportunità.
Amo definirmi “socievole ma soprattutto curioso, spesso critico”…non sono, nè voglio diventare un gastrofighetto, come disse un giorno Antonio Capaldo dei Feudi di San Gregorio, riferendosi a quei finti pseudo-cultori del cibo, che si incontrano nel reparto vini del supermarket o durante il corso di marketing all’università. Non sono un degustatore professionista, ma semplicemente un amante delle birre in genere, special modo tedesche, interessato circa il movimento dei microbirrifici italiani. Adoro i nuovi birrifici “fuori dagli schemi” e il loro modo di approcciarsi al mercato, lontano dagli standard e dalla tradizione, pensando controcorrente ed osando (questo rispecchia anche il mio carattere).
Non prendetemi troppo sul serio, tra una battutina e un’analisi seriosa proverò a strapparvi un sorriso e allo stesso tempo, assieme, navigheremo in questo mare giallo (birra eh, mica altro…non fraintendetemi)!